Cristoforo Tentori: Il vero carattere politico di Bajamonte Tiepolo dimostrato dall’unanime consenso degli scrittori veneti ed esteri e confermato coll’esame delle carte originali dell’archivio secreto di Venezia. Dissertazione dell’ab. Cristoforo Tentori.
350,00 €
Prima rarissima edizione in prima tiratura sulla storia di Bajamonte Tiepolo scritta da Cristoforo Tentori.
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Descrizione
Venezia Antonio Curti 1798
8° Pagine 1 carta bianca + 109 + 1 carta bianca. Legatura in brossura marmorizzata coeva. Testo riquadrato entro coppia cornice. Ottima e fresca copia. Cfr: Cicogna p. 99 N° 690 Rarissima edizione originale, in variate A mancante dell’Appendice (nella variante B si trova in calce da pagina 109) di un saggio che indaga sulla congiura del XIV secolo del ricchissimo, ambizioso, populista Tiepolo, se «fu tratto solamente dal genio della libertà e della democrazia ad impugnar l’armi contra il governo d’allora» Con interessanti risvolti di politica nell’età della Rivoluzione.Tra le fine del Duecento e l’inizio del Trecento a Venezia era in corso una lotta per la conquista del potere tra alcuni esponenti delle famiglie patrizie e quelle della media borghesi che si erano arricchite con il commercio e gli affari e potevano contare su ingenti patrimoni. Nel 1289 l’elezione del doge Pietro Gradenigo, esponente del partito aristocratico, aveva creato non pochi malumori tra le fila di quello popolare, che sosteneva Jacopo Tiepolo per la massima carica del Maggior Consiglio. Il 15 giugno del 1310, le famiglie Bajamonte e Tiepolo ordirono un piano per assaltare il Palazzo Ducale, uccidere il Doge ed impossessarsi del potere. Ma l’assalto dei rivoltosi fu respinto e la leggenda vuole che alla vittoria delle guardie messe a protezione del Palazzo Ducale avesse contribuito una popolana, Giustina Rossi. La donna, affacciatasi alla finestra per curiosare, avrebbe rovesciato per caso un mortaio sulla testa dell’ alfiere che cavalcava accanto a Bajamonte Tiepolo, cosi che le schiere degli insorti, caduto il vessillo, si sarebbero date alla fuga. Sedata la rivolta, gli insorti vennero esiliati e i loro palazzi rasi al suolo. Il portale di Palazzo Tiepolo, venne “incastonato” nelle mura perimetrali della pescheria di Rialto a monito e futura memoria.
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